venerdì 14 agosto 2015

Ieri sera sono andata a cena fuori. Essendo ancora immersi in questo agosto bollente ho indossato un vestitino leggero e un paio di tacchi, nuovissimi con la suola ancora pulita, non ho resistito dal calzarli nonostante prevedessi una serata tranquilla che non richiedeva eleganza.
Verso le 20:30 ho incontrato un paio di amici, abbiamo mangiato, riso e scherzato proseguendo la nostra serata con una passeggiata sul lungotevere, centro della movida romana in questo periodo.
A mezzanotte e mezza ci siamo salutati e sono montata in macchina per tornarmene a casa.
Non ho un parcheggio interno, perciò ho fatto un giro del palazzo e cercato quello più vicino, individuato a 2 minuti a piedi dal mio portone. Lì è iniziato a salirmi il cuore in gola: avevo già tutto in borsa, perciò ho solo chiuso l'auto al volo e pescato le chiavi di casa, strette in pugno come arma. Il mio è un quartiere tranquillo della Capitale, abitato soprattutto da famiglie e anziani, difficilmente si sentono Brutte Storie qui. Ma in realtà le Brutte Storie le sento sempre ovunque: telegiornali, internet e quotidiani sono pieni di notizie di cronaca di donne vittime di violenza.
Chi mi conosce lo sa, non sono una fifona, ma in certi momenti, sola, in un quartiere isolato e silenzioso a causa dell'esodo estivo di metà agosto, ho paura. Ho paura e credo che molte donne avrebbero optato, come me, per allungare il passo il più possibile - nonostante i tacchi - per correre al riparo al di là del portone del mio palazzo.
Per una lotta parto svantaggiata. Un metro e mezzo più un paio di vigorsol distribuiti su meno di cinquanta chili possono poco conto un ipotetico aggressore. Ogni tanto faccio la lotta con il mio il ragazzo per fuggire al suo solletico e nonostante io pratichi kickboxing da quattro anni lui vince sempre, perché è un uomo, è forte e più grosso di me, ma con lui è divertente perdere e ridere senza forze.
Ho paura.
Paura quando cammino per strade isolate, sopratutto di notte.
Paura perché sono una donna, sono debole e una vittima facile. Ma affronto tutto questo stringendo in pugno le mie chiavi. Non rinuncio ad un'uscita solo perché non ho il passaggio sotto casa con l'amico che aspetta che tu sia entrata nel portone prima di mettere in moto e andare via. Non rinuncio ai tacchi perché con le scarpe da ginnastica si scappa meglio (e tanto, anche fosse, dove vuoi scappare?).
Evito di prendere gli autobus notturni da sola perché ho la fortuna di poter guidare l'auto di mia mamma, ma se non avessi questo privilegio? Dovrei rinunciare alle uscite serali o vivere nella paura alla fermata del notturno?
Da bambina, per un periodo ho desiderato di essere un maschio: non mi piacevano le gonne e non sopportavo le mestruazioni (e molti miei amici maschi la domenica non dovevano "aiutare la mamma a spolverare", ma questa è un'altra storia). Oggi a 24 anni sono molto felice della mia femminilità, ho trovato il mio equilibrio, ma ogni tanto vorrei ancora essere maschio per non vivere la paura ogni notte che rientro sola a casa.
Meglio ancora sarebbe non dover avere paura perché solo perché sono una donna.

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